Muoversi 3 2022
15

RASSEGNA STAMPA

Presentiamo una rassegna stampa sull’attualità delle ultime settimane.

10 giugno 2022, Pierluigi Bonora

L’elettrico può essere un boomerang

«Il problema più grosso riguarderà lo sviluppo dei motori Euro 7 di nuova generazione per i tempi di ammortamento non sufficienti. Il rischio è che i costruttori di veicoli, vista la situazione, lascino perdere lo sviluppo dei nuovi Euro 7 a benzina e Diesel, non rifornendo più il mercato». La svolta del “tutto elettrico” è «un provvedimento – precisa Spinaci – che inevitabilmente porterà al ridimensionamento del sistema industriale del settore.

Già, con il «tutto elettrico» e l’addio graduale a benzina e Diesel, che fine faranno i 40 miliardi in accise e Iva che lo Stato incassa ogni anno?

«Dovranno essere sicuramente rimpiazzati, visto che servono per la spesa corrente. Dove e come si vedrà».

Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha detto che chi è green è di sinistra e chi, invece, parteggia per il carbon fossile è di destra…

«È la dimostrazione palese che quella presa è una decisione puramente politica, determinata da scelte ideologiche senza fondamenti industriali e una prospettiva reale di decarbonizzazione. Abbiamo, da parte nostra, una tecnologia che viaggia parallela a quella imposta, esclusa in base a soli pregiudizi ideologici».

4 luglio 2022, Gilda Ferrari

Quest’Europa è troppo ideologica. Il tutto elettrico sacrifica l’industria

Alla vigilia dell’assemblea annuale dell’Unem che si terrà domani a Roma, Claudio Spinaci, presidente dell’Unione energie per la mobilità, che raccoglie 70 associati tra effettivi e aggregati per 150 mila addetti, riflette sui problemi con cui l’Italia e l’Europa stanno facendo i conti e

Quanto incide la guerra sulla super crisi del mercato dell’energia?

«Quanto accade dimostra che qualcosa non ha funzionato nelle politiche energetiche degli ultimi anni, soprattutto europee, che hanno trascurato temi strategici come la sicurezza energetica e la diversificazione delle fonti resi sempre più urgenti alla luce dei nuovi scenari che si vanno delineando. La crisi energetica non nasce oggi, ma ha cominciato a produrre effetti a partire dalla seconda parte del 2021 con il ritorno della domanda sui livelli pre-pandemia. È bastato questo per innescare un’inarrestabile spirale rialzista nei prezzi, ben prima della guerra Russia-Ucraina.

Il Fit for 55?

«Delle decisioni europee non condividiamo l’approccio escludente, lesivo della neutralità tecnologica. A questo proposito, in assemblea presenteremo uno studio realizzato con il Rie di Bologna che delinea alcuni possibili scenari alternativi per raggiungere gli

obiettivi del Fit for 55 valorizzando al meglio le attuali filiere industriali e il patrimonio infrastrutturale e logistico di cui disponiamo. La scadenza del 2026 fissata dall’Europa e che molti definiscono un’apertura è una foglia di fico, che non basta a nascondere la volontà di mettere fuori mercato per legge filiere industriali strategiche che oggi assicurano oltre il 90% della domanda di mobilità”.

5 luglio 2022, Mauro Giansante

A che punto è la sicurezza energetica secondo Unem

La crisi, aggregatrice di tante crisi a sua volta, continuerà ancora. Ecco perché il richiamo multidisciplinare alla lungimiranza deve tradursi in atti concreti. “La transizione è un processo che richiede tempo e che non avverrà da un giorno all’altro”, ha detto Spinaci. “Ogni transizione energetica sperimentata nel corso dei secoli, è sempre stata il frutto di una convergenza di diversi fattori, economici, tecnologici e logistici, ed ha richiesto decenni per compiersi con il risultato ultimo di aumentare la disponibilità di energia e non di ridurla”.

Secondo Unem, “non si può quindi pensare di marginalizzare tecnologie che oggi assicurano la copertura del fabbisogno energetico e il nostro benessere, ma dobbiamo lavorare perché le stesse vengano mantenute efficienti, competitive e flessibili, favorendo così la loro progressiva transizione per la decarbonizzazione dei processi e dei prodotti”.

5 luglio 2022, Fabio De Rossi

Stop benzina e diesel, Unem: errore gravissimo

Unem non si limita solo a prendere una posizione in linea con le sue funzioni. Ha elaborato con il Rie di Bologna uno scenario alternativo, rispetto a quello adottato da RSE, che traguarda un maggiore sviluppo dei Lcf e una più realistica penetrazione dei veicoli elettrici (3,4 milioni equamente ripartiti tra elettriche pure e plug-in rispetto agli oltre 7 milioni previsti da RSE. In questo caso, la diversa composizione del parco auto al 2030, lascerebbe il saldo invariato tra i due studi, con le auto tradizionali e ibride che passerebbero dai 23,8 milioni stimati da RSE a 27,5 milioni.

L’importante, per Spinaci, è garantire quella sicurezza energetica che le scelte controverse dell’Europa, più gli effetti della guerra e lo sfavorevole cambio euro/dollaro, stanno mettendo in difficoltà. La precipitosa “penalizzazione delle fonti tradizionali2” e la miopia nel non riconoscere che a livello internazionale la ripresa della domanda di energia aveva superato capacità di produzione già nel 2021, hanno creato difficoltà nell’affrontare il problema della disponibilità di greggio e anche di prodotti finiti, con la progressiva riduzione del numero di raffinerie. Insomma, l’Europa e il mondo occidentale pagano oggi il ridotto interesse per una fonte di energia assolutamente essenziale almeno per i prossimi 20-30 anni”.

5 luglio 2022, Angela Zoppo

Energia, in Italia fattura record di 90 miliardi di euro

La fattura energetica nel 2022 verso un record storico a 90 miliardi di euro: è la stima elaborata dall’Unem (Unione energia per la mobilità) nel contesto dei rialzi shock delle materie prime e della guerra Russia-Ucraina. Secondo il presidente, Claudio Spinaci, che

ha fornito i dati durante l’assembela annuale, l’importo è stato calcolato considerando uno scenario senza recessione, senza misure di contenimento della domanda, con fattori climatici normali, petrolio a 100 dollari al barile e un cambio euro/dollaro tendente alla parità.

La stima dell’Unem sui consumi totali di energia per il 2022 indica un incremento intorno al 3%, “anche se nella seconda parte dell’anno potrebbe perdere slancio per una serie di cause legate al probabile rallentamento dell’economia e all’alta inflazione, a prescindere dall’elasticità prezzi”. Secondo Spinaci, “il maggiore incremento è proprio per il carbone a fronte d un calo sia del gas che delle fonti rinnovabili”. I consumi dei prodotti per autotrazione, “sono tornati sui livelli pre-pandemiaanche in anticipo rispetto a quanto avevamo previsto alla fine dello scorso anno, per una ripresa del trasporto privato a scapito di quello pubblico. Anche in questo caso potrebbe esserci un rallentamento a causa degli alti costi dei carburanti dovuto alla difficile congiuntura internazionale”.

5 luglio 2022, Emilio Deleidi

Scudieri (Anfia): “È in gioco la democrazia industriale”

Non è stata un’assemblea tranquilla, quella annuale dell’Unione energie per la mobilità tenuta oggi a Roma. Ed era chiaro che non poteva esserlo, in un momento in cui sui tavoli delle istituzioni europee ci sono scelte che condizioneranno pesantemente il futuro di decine di milioni di cittadini del Vecchio continente. Si spiegano così le decise prese di posizione che, tra gli interventi di un politico e l’altro, sono arrivate soprattutto dal presidente dell’Anfia (l’associazione della filiera italiana dell’automotive) Paolo Scudieri e da quello dell’ex Unione petrolifera Claudio Spinaci. Scudieri ha affermato, e non per la prima volta, che avventurarsi in una mono tecnologia come quella elettrica, della quale non deteniamo il know-how, né possediamo le proprietà estrattive dei materiali necessari (da tempo patrimonio dell’Asia e, in particolare, della Cina che ha acquisito con grande anticipo i diritti pluridecennali di sfruttamento), metta a rischio uno dei valori fondanti della società occidentale, la democrazia industriale. Secondo Spinaci, “sull’energia non si è mai giocato in maniera così pesante, ma gli industriali non vogliono assistere a scontri elettorali proprio sulla pelle dell’energia”. Che poi significa su quella di ogni cittadino singolo cittadino. Sicurezza innanzitutto. All’allarmante conclusione del presidente dell’Unem si è arrivati dopo una serie di riflessioni che hanno messo in evidenza come il problema del costo dell’energia sia fondamentalmente strutturale e non, come alcuni sostengono, congiunturale: la corsa al rialzo del gas, quindi dell’elettricità, è iniziata ben prima dell’invasione russa dell’Ucraina. A determinarla è stata la forte ripresa della domanda nella fase post-pandemica, che era ampiamente prevedibile.

5 luglio 2022, Giandomenico Serrao

La fattura energetica italiana è a livelli da record

AGI – La fattura energetica italiana (quello che il paese pagherà per avere energia, ndr) nel 2022 toccherà livelli record a 90 miliardi di euro, in aumento del 93%. È la stima di Unem secondo cui l’impennata è dovuta soprattutto all’aumento dei prezzi del gas per il quale l’Italia pagherà quest’anno 40,8 miliardi di euro dai 19,3 miliardi del 2021. “Le criticità del periodo – ha dichiarato il presidente Unem, Claudio Spinaci – si stanno riflettendo anche a livello nazionale, a partire dalla fattura energetica che quest’anno dovrebbe ammontare a 90 miliardi di euro, quasi il doppio di quella dello scorso anno e dei picchi del 2011-2012. Ciò è dovuto in larga parte al forte incremento dei costi del gas. Il gas naturale, prima fonte energetica in Italia dal 2016, da settembre dello scorso anno lo è diventata anche in termini di esborso, superando la fattura petrolifera che storicamente costituiva invece la componente più rilevante”.
“La partita è davvero importante e il Governo italiano si è preso la responsabilità di non aderire al patto sull’auto elettrica firmato da molti stati alla COP26 di Glasgow nel novembre scorso” ha detto il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti nel messaggio inviato all’assemblea di Unem, “Riteniamo sia necessario proporre alla Commissione europea una revisione del pacchetto ‘Fit for 55’ che in primis preveda l’applicazione del principio cardine della neutralità tecnologica”.

6 luglio 2022, Celestina Dominelli

Giorgetti: “Il futuro non è solo elettrico”

Il messaggio è chiarissimo: la transizione dettata dall’Europa, che punta allo stop dei motori diesel e benzina dal 2035 per spingere solo sull’elettrico, mette a repentaglio l’industria europea, inclusa la filiera automotive italiana. Dove sono a rischio il 30% delle imprese della componentistica e circa 70mila addetti diretti. Riverberi pesantissimi, dunque, che ieri sono stati messi in fila all’assemblea dell’Unem (l’Unione energie per la mobilità), dal ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, convinto «che non dobbiamo legare il futuro dei trasporti alla tecnologia elettrica», aprendo ad altre soluzioni già in grado di ridurre da subito l’emissione di anidride carbonica (biocarburanti o low carbon fuels) e che sia «necessario proporre alla Commissione Europea una revisione del Pacchetto Fit for55 “che preveda l’applicazione del principio cardine della neutralità tecnologica».

Una linea, quella del ministro, ampiamente condivisa dal presidente dell’Unem, Claudio Spinaci. L’ingegnere romano, al timone dell’associazione dal 2015, ha quindi innanzitutto ribadito l’esigenza «di una transizione energetica «che richiede programmazione e una visione chiara e di lungo termine, nonché gradualità e diversificazione delle fonti, cosa che non fanno le politiche europee che sinora hanno inseguito logiche squisitamente ideologiche senza avere contezza della loro effettiva praticabilità e conseguenze».

Insomma, serve un cambio di approccio nelle politiche europee, come ha sottolineato anche Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’energia, secondo il quale «le istituzioni devono dotarsi – a partire dalle decisioni sul Fit for 55 – di valutazioni d’impatto basate su analisi numeriche e non demandare tutta la discussione su un piano ideologico».

6 luglio 2022, Roberto Capocelli e Luca Tabasso

Spinaci (unem): l’Unione Europea – Ha fallito sulla sicurezza energetica

“L’Europa ha fallito sulla questione energetica in preda a un “atteggiamento ideologico che

non tiene conto delle esigenze di sicurezza” e che ha portato a politiche “finalizzate all’esclusione per legge” delle fonti tradizionali, oltre che delle “filiere industriali strategiche che oggi assicurano oltre il 90% della domanda di mobilità”.

Questo il cuore dell’intervento del presidente di Unem. Claudio Spinaci, aprendo oggi a Roma i lavori dell’assemblea annuale dell’associazione.

Spinaci è partito dalla constatazione – più volte sottolineata anche da molti degli intervenuti all’evento – che i prezzi delle commodity energetiche, ben prima della guerra in Ucraina, avevano toccato livelli allarmanti ed era prevedibile che ci si trovasse davanti a una “crisi strutturale e non congiunturale”.

Ma sono state soprattutto le politiche Ue degli ultimi 15-20 anni, ha insistito Spinaci, che “declinando il concetto di sostenibilità solo rispetto all’ambiente senza tenere in considerazione gli aspetti economici e sociali” hanno provocato le condizioni per una tempesta perfetta: la ripresa della domanda ha trovato un’offerta non capace di sostenerla perché non più alimentata da investimenti in esplorazione e produzione.

“Quando si fa un piano inattuabile ci si condanna automalicamente a dover gestire situazioni di emergenza”,

Per evitare questa deriva, servirebbe una “visione chiara e di lungo termine”. Rispondendo a una domanda di QE sullo stop ai motori endotermici al 2035 Spinaci ha definito una “foglia di fico” la richiesta del Consiglio alla Commissione di valutare entro il 2026 se i veicoli ibridi e i Lcf potranno essere utilizzati per rispettare l’obiettivo sulle emissioni. Il presidente di unem si è detto pessimista rispetto a tale valutazione, sostenendo che se si continua ad andare nella direzione intrapresa “non ci saranno più i tempi per lo sviluppo di fonti alternative. Servirebbe invece un *ripensamento totale di fronte all’evidenza dell’insostenibilita di una tecnologia unica – l’elettrico- come veicolo della transizione ecologica.